Mediobanca ha tramato con Vivendi contro Berlusconi
Secondo la Procura di Milano, Mediobanca ha tradito il Cav, con la Vivendi di Bolloré
Secondo la Procura di Milano, Mediobanca ha tradito il Cav, con la Vivendi di Bolloré
Vincent Bolloré vuole a tutti i costi mettere mani sulla Mediaset - Nato il 1° aprile a Boulogne-Billancourt. Secondo la rivista americana Forbes Vincent Bolloré può contare su un patrimonio personale di 4,8 miliardi di dollari e figura al 248° posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo e all’11° posto in Francia. (La rivista americana accredita invece Silvio Berlusconi di un patrimonio di 6,2 miliardi di dollari, che lo rendono il 188° uomo più ricco del pianeta e il 5° in Italia).
L’IMPERO DI FAMIGLIA – Vincent Bolloré, che ha preso la guida dell’impero di famiglia nel 1981, rappresenta la sesta generazione di una dinastia di imprenditori di origini bretoni la cui fortuna partì nel 1822 grazie alle cartiere.
Negli anni Vincent Bolloré è passato per il business del tabacco, l’energia, i trasporti, le telecomunicazioni, i media, guadagnandosi la fama di abile scalatore e l’appellativo di “petit prince du cash flow” (piccolo principe dei flussi di cassa).
Nella battaglia senza esclusione di colpi che da oltre quattro anni contrappone Silvio Berlusconi e famiglia alla Vivendi di Vincent Bolloré, Mediobanca si è schierata dalla parte dei francesi. È uno dei retroscena che emergono dalla chiusura delle indagini della procura di Milano sulla scalata a Mediaset da parte del gruppo dei media transalpino, il cui risultato è stato l’accusa a Bolloré e ad Arnaud de Puyfontaine, in qualità rispettivamente di presidente del consiglio di sorveglianza e presidente del comitato di gestione di Vivendi, dei reati di “manipolazione del mercato” e “ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza”.
Tra le contestazioni della pm Silvia Bonardi, c’è anche tutta una serie di mancate comunicazioni alla Consob, e quindi al mercato, da parte di Vivendi. E tra queste spicca quella di essersi avvalsa di Mediobanca “per la preparazione, lo studio e l’analisi di diversi scenari operativi relativi all’acquisizione di consistenti pacchetti azionari di Mediaset spa, fino alla costituzione di un trust presso la Simon Fiduciaria”.
Alcuni quotidiani del 13 dicembre 2020 hanno ridimensionato il ruolo di Mediobanca nella vicenda. Il Sole 24 ore, per esempio, ha riferito che la banca milanese guidata da Alberto Nagel “aveva cercato di individuare uno schema d’accordo” tra Mediaset e Vivendi, che prevedeva la partecipazione paritetica, insieme con Tim (di cui Vivendi è prima socia con quasi il 24%), a una società di nuova costituzione su tv a pagamento e piattaforme di streaming; ma i francesi avevano declinato la proposta.
Resta il fatto che il retroscena su Mediobanca è di non poco conto, per più di un motivo. Innanzi tutto, perché non si era mai saputo che la banca di Piazzetta Cuccia lavorasse per o con Bolloré collocandosi, di conseguenza, sul fronte opposto rispetto a quello della famiglia di Silvio Berlusconi. Al contrario, nell’aprile del 2016, quando Vivendi e Mediaset avevano annunciato l’accordo poi saltato sulla tv a pagamento Premium, era trapelato che a fare da consulenti alla società televisiva italiana controllata da Fininvest erano state Credit Suisse (lavorò a un parere per il consiglio di amministrazione) e Jp Morgan.
Ma il sostegno di Mediobanca a Vivendi appare tanto più clamoroso se si considera che sia Bolloré sia la Fininvest della famiglia Berlusconi sono da anni ormai azionisti forti della stessa banca di Piazzetta Cuccia. Oggi, come si legge sul sito di Mediobanca, il gruppo Bolloré ha in mano il 4,3% e Fininvest ha in portafoglio il 2%, all’interno del patto di consultazione sul 12,6% cui la famiglia Berlusconi ha dato vita con altri soci tra cui i Doris e i Benetton.
In altri termini, nello scontro tra i due gruppi che ha preso il via nell’estate del 2016 proprio col mancato acquisto di Mediaset Premium da parte dei francesi, Mediobanca si è schierata al fianco di un proprio socio e, indirettamente, contro un altro. Verso la fine del 2019, alcuni parlamentari di Forza Italia – il partito fondato da Berlusconi – tra cui il deputato Mauro D’Attis che aveva presentato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, avevano paventato uno spostamento degli equilibri in Mediobanca e nella partecipata Generali a favore dei francesi, a seguito dell’arrivo come primo azionista di Piazzetta Cuccia di Leonardo Del Vecchio.
Ma se fosse confermata la versione dei pm milanesi quello spostamento verso i “cugini” di oltralpe in Mediobanca sarebbe già in corso dal 2016, molto prima dell’arrivo del patron di Luxottica nell’azionariato e quando a svettare tra i soci erano Bolloré e Unicredit.