Marche, ricordare periodicamente il dramma dei terremoti
Da quel giorno le popolazioni marchigiane iniziarono a vivere mesi di precarietà, catapultati lontano da quella quotidianità spesse volte sin troppo noiosa.
E’ doveroso per un cittadino marchigiano ricordare periodicamente il dramma dei terremoti che sconvolse una parte del suo territorio nel 2016 e che ancora oggi purtroppo quei luoghi incantati non riescono a vedere la luce in fondo al tunnel della ricostruzione.
Era il 24 agosto del 2016 quando in una zona dell’Italia centrale, la tranquillità e la bellezza di alcuni paesi venne sconvolta da una serie di terremoti che durarono fino alla fine dell’ ottobre 2016 distruggendone buona parte di essi.
Da quel giorno le popolazioni marchigiane iniziarono a vivere mesi di precarietà, catapultati lontano da quella quotidianità spesse volte sin troppo noiosa.
L’inquietudine causata da quel “mostro” aveva decisamente squarciato quel senso di sicurezza e protezione che da sempre e in modo scontato si aveva delle proprie mura domestiche e che aumentava nel calare della sera.
Cosa si è lasciato dietro di sè quel mostro? Paura, rabbia, disperazione, smarrimento.
Quei meravigliosi borghi, paesini incastonati nel territorio, immersi in quella splendida natura dei Monti Sibillini, orgoglio di uno stile di vita semplice e genuino che vanta tradizioni secolari hanno lasciato il posto a tonnellate di macerie.
I tanti scorci paesaggistici che da sempre accoglievano turisti da ogni parte del mondo con la cordialità tipica della gente del posto si sono spenti ai violenti e ripetuti passaggi del mostro.
Non si potrà mai riuscire a trasferire le sensazioni e le immagini che può lasciare dietro di sè una serie di terremoti cosi intensi su di un foglio di carta, o, su di una immagine, tutto diventa arido e impersonale, tutto perde di spessore e gravità e lo stesso dolore perde di significato.
Purtroppo avventurarsi in quelle zone ancora oggi, dopo quasi cinque anni, da quella calamità naturale vuol dire non vedere ancora case, chiese, piazze ricostruite e sentire voci spensierate.
Come possa riprendere la vita di un tempo in quei posti è la domanda che molti oggi si pongono se, la maggior parte degli abitanti di quei luoghi vivono ancora lungo la costa dove furono trasferiti, desertificando quel territorio fonte di turismo, artigianato, attività ricettive e tante altre ricchezze che la sola stessa terra può offrire.
Troppo tempo speso nella burocrazia che si è imbottigliata in norme sempre più scollate tra loro senza riuscire per mano dell’uomo a riportare quei meravigliosi borghi ubicati nelle province di Macerata, Fermo, Ascoli Piceno ai fasti di un tempo, oggi si torna a confidare ancora una volta nella saggezza e nel buonsenso degli uomini del fare.