Luigi Bonaventura rischia la vita coi figli e la moglie, lettera alle Istituzioni
di Giuseppe Criseo
Il caso di Luigi Bonaventura lo abbiamo già trattato, ma insistiamo a riproporne la storia, perche' e' inutile fare appelli alla legalità e poi non dare seguito concreto a chi collabora con lo Stato.
"Con ieri sono 13 anni che collaboro ufficialmente con la giustizia e di conseguenza, insieme a mia moglie e i miei figli combattiamo la ndrangheta, le mafie rischiando in prima linea la nostra vita", afferma Luigi Bonaventura, pentito di mafia che scrive per porre il problema della sicurezza dei suoi famigliari.
Scrive, attendo risposte concrete " dall' On Piera Aiello, Dalila Nesci ,
Dott. Vito Crimi e Nicola Morra, domando : i miei figli hanno diritto di continuare gli studi e di vivere in vera protezione ? Hanno il diritto alla vita e alla sicurezza ?
Un tema delicato e importante a cui le Istituzioni ancora non hanno dato risposte serie e concrete e questo ha portato Bonaventura a chiedere agli onorevoli di intervenire.
Nella lettera c' e' un passaggio particolarmente toccante:
L' On Piera Aiello insieme ad altri ad Ottobre, ha assistito ai pianti di mia moglie, di una una mamma disperata e terrorizzata per la sicurezza dei propri figli ,ma poi non le ha fatto o avete fatto nemmeno una telefonata,un messaggio ,niente di niente.Come mai ? Eppure con altri ha continuato a sentirsi.Eppure sembrava cosi sensibile e disponibile quel giorno,sembrava che avesse capito che bisognava agire d'urgenza.Come mai si insiste nel fare differenze di diritti tra chi è Testimone e chi invece Collaboratore di giustizia ? Mi duole rammentarle Onorevole, che lei è vedova di un mafioso che è morto senza mai pentirsi e cosi il padre di suo marito.Mia moglie è un dato oggettivo che si è ribellata al marito mafioso e alle mafie,perchè quando ha scoperto tutto mi ha indotto a collaborare con la giustizia .Lei lo ha fatto ? Lei a parte la sua "storiella" , oggettivamente ha denunciato e si è "ribellata" solo dopo che hanno ammazzato suo suocero e per ultimo suo marito.Perchè non ha denunciato prima ? Perchè non ha indotto suo marito a collaborare con la giustizia ? Perchè non lo ha lasciato ? Mia moglie quando le raccontai quasi tutto ,mi disse chiaramente che se non avessi collaborato con la giustizia mi avrebbe lasciato,che la sola dissociazione come avevo fatto non era sufficiente .Queste cose in passato le ho raccontate poco, per proteggerla.Forse lei come dice nelle sue interviste, ha denunciato perchè si è rifiutata di vivere per sempre da vedova di mafia con un velo nero in testa. Ma lei ha discriminazione verso i pentiti ? Io penso di no e quindi le chiedo, abbraccerebbe pubblicamente me pentito ? Perchè ha denunciato giornalisti che erroneamente l'avevano definita Collaboratrice di Giustizia ? Era una cosa cosi grave e infamante per lei ? E' vero che ha perso queste cause ? Perchè il suo caro amico Ignazio Cutrò parla male dei pentiti e addirittura offendendoli e discriminandoli pubblicamente?
Non c'e' molto da aggiungere, prima delle ragioni della politica coi suoi trasformismi e strategie, sarebbe opportuno ascoltare le ragioni del cuore e della vita, di donne e bambini in maniera particolare.