La Terra brucia! Chi se ne frega!

Abbiamo alle spalle mezzo secolo di balle, affermazioni politicamente corrette, televendite e supercazzole: ai politici di tutto il mondo, impegnati a spartirsi prebende e lauti appalti, non importa nulla di quello che sta accadendo.

La Terra brucia! Chi se ne frega!
La Terra brucia! Chi se ne frega!
La Terra brucia! Chi se ne frega!

Abbiamo alle spalle mezzo secolo di balle, affermazioni politicamente corrette, televendite e supercazzole: ai politici di tutto il mondo, impegnati a spartirsi prebende e lauti appalti, non importa nulla di quello che sta accadendo.

Il sesto rapporto dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) è una martellata sui denti per gli improbabili politici che oggi amministrano il globo, troppo impegnati a coltivare i propri orticelli per poter dedicare qualche solitario neurone a immaginare scenari futuri.

La caratteristica comune dei clan variamente etichettati e brandizzati che oggi governano il pianeta è la totale mancanza di una qualunque visione del mondo da realizzare (Weltanschauung), a parte quella a brevissimo termine della spartizione delle risorse pubbliche per soddisfare gli appetiti di amici e parenti. 

Il nostro pianeta esisteva molto prima dell’avvento di quei granelli di polvere che sono gli umani, e continuerà a esistere anche se questi decideranno di estinguersi per eccesso di presunzione.

La natura che governa il pianeta terra sa trovare e utilizzare le terapie adatte a superare i malanni prodotti dai presuntuosi “umarell” che momentaneamente credono di essere onnipotenti e onniscienti.

Il rischio ormai è inaccettabile è il monito contenuto nel rapporto dell’IPCC ed è mezzo secolo che “pericolosi scienziati allarmisti” lanciano il loro messaggio per ammonire gli “umarell”, ma avendo usato una narrativa troppo politicizzata o troppo integralista, sono rimasti inascoltati.

Il vero problema rispetto al degrado climatico non è tecnico (le soluzioni ci sono, eccome ci sono!), ma è politico e dipende dall’incapacità dei sistemi politici di adottare soluzioni di buon senso che però nell'immediato non porterebbero consenso popolare e voti, anzi farebbero storcere il naso agli elettori. 

Nello scorso secolo aveva avuto senso alimentare la rivoluzione industriale con combustibili fossili, riducendo la fatica fisica con il supporto delle macchine e innalzando a livelli prima inimmaginabili la qualità della vita e la sua durata.  

I combustibili fossili hanno fatto fare un incredibile salto di qualità agli umani, ma hanno creato gravissimi problemi e  la ricerca avrebbe potuto prima intervenire per minimizzare il danno mentre ora potrebbe ancora soltanto ridurlo.

Quando abbiamo scoperto che i gas CFC (Clorofluorocarburo) utilizzati nelle bombolette spray avrebbero distrutto lo strato di ozono che protegge la vita sulla terra li abbiamo semplicemente messi fuori legge nel giro di un decennio.

Oggi si potrebbe passare dall’energia di origine fossile a sistemi più evoluti e oggi molto efficienti e sicuri come quello  nucleare, ma la politica mondiale dovrebbe cambiare totalmente registro e passare dalle televendite elettorali al governo del futuro.

Per il momento stiamo andando dritti verso processi di degrado climatico che stanno diventando progressivamente irreversibili.