La festa della Giobia o Giubiana.
Giobia e Giobiassa in Piemonte, Gibiana nella bassa Brianza, Giobbiana o Giubiana, Zobia, Zobiana…
L’ultimo giovedì del mese di Gennaio è dedicato a una tradizione dal sapore antico : la festa della Giobia o Giubiana. La ricorrenza è molto popolare nell’Italia Settentrionale. Specialmente in Piemonte e Lombardia è usanza, infatti, bruciare l’immagine di una vecchia, vestita di stracci, nelle piazze. Ogni luogo arricchisce la festa con particolari accorgimenti e attribuisce alla “vecchia” un nome che risente dell’inflessione dialettale:
Giobia e Giobiassa in Piemonte, Gibiana nella bassa Brianza, Giobbiana o Giubiana, Zobia, Zobiana…
Spesso questa figura viene confusa con quella di una Strega condannata al rogo ma in realtà il suo significato è molto antico e profondo: rappresenta infatti l’inverno, il periodo buio e freddo che i nostri avi vivevano con apprensione. Nei tempi antichi la vita seguiva i ritmi delle stagioni e i cicli della natura e ogni momento di passaggio veniva vissuto con gioiosa sacralità. Attraverso simbologie, canti, danze e banchetti si onoravano le divinità, la natura. Il mese di Gennaio era considerato il più freddo dell’anno mentre quello di Febbraio era considerato l’ultimo colpo di coda della stagione buia. In Febbraio avvenivano le ultime nevicate, la pioggia preparava i campi ai raccolti, gli ovini producevano latte più che in qualsiasi altro periodo dell’anno. La vecchia rappresentava quindi i mesi passati, i dolori, il freddo e il buio che se ne andavano, lasciando posto a un periodo fecondo, gioioso, propizio ai raccolti e al benessere. Anche se non si conosce con esattezza l’origine del termine, Giubiana o Giobia si può presumere che derivi da Joviana che trova radice dal Dio romano Giove. Taluni trovano un’analogia con Giunone, in qualsiasi caso non è contestabile l’origine pagana di questo rito che ha dato vita a leggende, narrazioni popolari, fiabe, nonché alla grande tradizione del falò.
Il popolino chiamava Giubiana la grande statua della Diana cacciatrice che è ora collocata nel parco del castello Visconteo di Somma Lombardo, associandola alla befana poiché si riteneva la statua grossa e buffa. Si tratta in realtà di una statua di grandi dimensioni, che fino agli anni ’60 trovava spazio nel “boschetto delle querce” situato tra l’attuale Corso Europa e il C.F.P. Ticino Malpensa. L’opera, di notevole pregio, risale al 1693 e fu eretta per volere del Marchese Cesare Visconti che incaricò l’artista Falcone di scolpirla nel granito. La statua ha subito qualche modifica durante il trasporto nel parco, ma mantiene intatta tutta la sua bellezza e il suo pregio. Bisogna altresì ricordare che “Epifania” significa “manifestazione del Divino” e che gli abitanti delle nostre Terre ritenevano le figure femminili, le antiche Dee, portatrici di fecondità e benedizione. In modo particolare, proprio nel freddo mese di Gennaio Esse scendevano sui campi per propiziare i futuri raccolti. Da qui, probabilmente l’appellativo di “Giubiana- befana” alla Dea Diana, che tra l’altro è descritta, nel mito, dotata di grande bellezza.
Vivere questa festività nella conoscenza della sua origine storica e culturale diventa occasione importante per riscoprire le radici delle nostre tradizioni. In un’epoca come la nostra, dove la figura della donna necessita di essere riconosciuta con rispetto, trasmettere il messaggio che nel rogo non brucia l’immagine di una “Strega”, ma che esso riveste il ruolo di calore, unione, rispetto per il passato e il lavoro di chi ci ha preceduto è un ottimo modo per trasmettere, gioiosamente, anche ai bambini un pensiero positivo. Quest’anno il lockdown non permette lo svolgersi di questi eventi, ma questo non impedisce di parlarne, di trasmettere ai più piccoli un messaggio denso di significati relativi a queste ricorrenze.
Cesarina Briante