Effetto Luna Rossa
Racconto umoristico scritto nel 2000 su Luna Rossa
Effetto Luna Rossa
L'altro giorno, mentre camminavo per le vie del centro, ho assistito alla scena che ora vi racconto.
Il semaforo è sul giallo e un'automobile, nel tentativo di passare l'incrocio, accelera.
La vettura curva d'improvviso ma le gomme sul pavè bagnato non hanno l'aderenza che il conducente sperava.
La macchina sbanda e va ad urtarne un'altra che proviene da destra.
L'impatto, peraltro non violento, causa lievi danni solo alle carrozzerie.
I conducenti scendono dalle proprie vetture e, dopo aver constatato i rispettivi danni, uno dice all'altro: "Mi pare evidente la sua responsabilità. Io ero mure a dritta, quindi avevo chiaramente diritto di rotta".
"Cazz..."
"Ma come, prima mi viene addosso e poi m'insulta pure?"
"Ma no, volevo dire che avrei dovuto cazzare prima il pedale del freno. Ero stanco e avevo i riflessi ritardati a causa delle poche ore di sonno che faccio da quando sono cominciate le dirette notturne dalla Nuova Zelanda per i challenger della Coppa America."
"Come la capisco. Ho cinquant'anni, una moglie, tre figli, un gatto e un pesciolino rosso. Da quando Luna Rossa ha cominciato ad impazzare sui teleschermi la mia vita è diventata un'altra. Rientro a casa, la sera, dopo una dura giornata di lavoro e trovo mia moglie che, in pieno inverno, gira per casa coi sandaletti da spiaggia, calzoni alla pescatora e maglietta a strisce orizzontali con nodo scorsoio sulla pettorina.
Il maggiore dei miei tre figli, Paolo, al terzo anno d'informatica, ha appena rotto con la fidanzata, conosciuta quest'estate in California, perchè lo chiama Paul, come Cayard.
La mia seconda figlia, Francesca, alpinista provetta, campionessa di sci nordico e appassionata di sleddog – le corse con le slitte trainate dai cani – ha sostituito tutti i poster della sua stanza, che effiggevano Messner e Kammerlander, l'Everest e l'Alaska, con i ritratti di Francesco De Angelis.
La mia bimba più piccola, Chiara, che ha sei anni e fino a ieri mi sembrava le piacesse solamente disegnare, ha avuto – non mi chieda come – l'indirizzo e-mail di Torben Grael e passa ore davanti al computer ad inviare messaggi a Marco, il figlio del tattico di Luna Rossa.
Il gatto, che si è sempre chiamato Briciola, ora è stato soprannominato Cayard – per via dei baffi - e quando America One batte la nostra barca non gli danno da mangiare.
Il pesciolino rosso, che ho vinto al luna park con un tiro impossibile tanti anni fa e che nessuno ha mai considerato, ora è chiamato Torben e, a seconda di come si muove nella sua boccia, Chiara manda una mail a Marco Grael, dicendogli di riferirlo a suo padre, perchè il suo pesce rosso non sbaglia mai a scegliere le correnti col vento migliore.
Il rientro a casa, la sera, è ormai vissuto solo ed esclusivamente in funzione della regata della notte.
L'altra sera, mentre stavamo cenando – naturalmente a base di pesce – Paolo mi ha chiesto: "Papà, mi strambi il pane?"
Terminiamo di cenare e sento un suono provenire dal computer: i tre ragazzi si precipitano davanti al monitor.
Lo fissano con sguardi imploranti finchè la stampante non partorisce un foglio.
Lo prendono in mano e lo esaminano con la stessa cura con cui un operatore di borsa legge il bollettino su cui ha investito tutto il proprio futuro.
Osservo mia moglie con sguardo interrogativo e lei mi risponde, con tono di voce basso, come si trattasse di argomento sacro: "Le previsioni del vento per questa notte".
Quando le chiedo "Quale vento?" mi guarda come fossi un marziano: "Del golfo di Hauraki!"
Vado a dormire e, con la luce già spenta, dopo un po' sento la mia dolce metà agitarsi e gemere: "Il tangone, il tangone!"
Dapprima, ingenuamente, penso stia facendo un sogno erotico e mi auguro stia pensando a me ma quando la sento pronunciare "Alzata di spinnaker!" e vedo il suo viso rilassarsi, ogni mio dubbio viene fugato.
Al mattino, a colazione, poggiate e orzate (che non c'entrano però niente col caffè d'orzo che beveva la mia dolcissima nonna) hanno sostituito il buon vecchio, caro, pane e burro.
I ragazzi, con gli occhi pieni di sonno, vanno a scuola un po' fusi ma felici, anche perchè sarebbero visti come marziani da compagni e professori se non fossero aggiornati sulla regata della notte.
Ormai la prima ora di lezione, di qualunque materia si tratti, prevede che all'inizio si parli di Luna Rossa.
La prof. di matematica, che ha sessant'anni e la cosa più sportiva che ha fatto è stato un torneo di rubamazzetto – perdendolo pure – quando in Italia c'era ancora il Re, ha detto che l'anno prossimo, quando andrà in pensione, si trasferirà a Caprera e ha già visto un piccolo guscio che le piace tanto.
Sconsolato, uscendo bacio mia moglie che mi saluta con un gioviale: "Lasca il genoa!" ed io, dopo un primo momento in cui penso che sia un'esortazione a diventare sampdoriano, comprendo cosa vuol dire e mi intristisco del tutto.
Salgo in macchina e mi domando come abbiamo fatto a vivere fino ad oggi senza la Coppa America.
Che poi non è nemmeno ancora cominciata!
Per un istante pavento la possibilità che Luna rossa possa vincerla e, tra due o tre anni, la difesa si svolga in Italia.
Un brivido mi percorre per tutto il corpo”.
Il conducente della vettura tamponatrice guarda quell'uomo affranto, vinto dalla vita e distrutto nei suoi affetti più profondi, quelli familiari, da una barca a vela.
"Senta, questa sera vengono a casa mia degli amici per la partita a carte del venerdi. Siamo in quattro e di solito giochiamo a scopone scientifico, ma, se viene anche lei, possiamo fare una bella briscola chiamata. Sa giocare a briscola?"
"Il mitico Due? È dai tempi dell'Università che non gioco più!"
"Niente donne?"
"Niente donne!"
"Con birra e patatine?"
"Per l'appunto. Birre olandesi, spagnole e bavaresi, gelate al punto giusto, e patatine a volontà".
Il volto di quell'uomo torna ad illuminarsi.
Gli occhi brillano e le uniche parole che riesce a pronunciare sono: "A che ora?"
Si scambiano gl'indirizzi e si salutano con calorosi "Ciao Franco, a stasera". "Ciao Luigi, t'aspetto".
Effetto Luna Rossa.