Acilia Partigiana. Un libro sulla Resistenza di Ostia Lido
Esiste una città senza nome, tra Acilia, Fiumicino ed Ostia Lido, che tratteggio nel mio testo di ricerca storiografica ‘Acilia Partigiana. Eroi venuti al Popolo’. La “Suburra” del XXI secolo che disegno nel mio testo ha una Storia, delle Radici e financo un Avvenire.
‘Acilia Partigiana’ è il secondo di miei tre testi, tutti intrecciati (come l’intera mia ricerca storiografica) nel comun denominatore delle rivolte del 2011, che del resto fanno da sfondo anche alla pellicola con Pierfrancesco Favino e protagonista Ostia Lido. Al tempo del 2011 abitavo ad Ostia (la città in cui sono nato) ed ebbi un ruolo di militanza da assoluto protagonista, scomparso come molto di quel tempo. Ho appreso che Hosni Mubarak è passato a miglior vita, dall’altra parte del Mediterraneo, e che uno Stato dispotico ha proclamato giornate di lutto in suo “onore”, contro chi ha sparato contro i suoi figli che innalzavano la bandiera della Patria e che – in realtà – sono ancora in maggioranza animati da quello spirito in un Egitto che ha proprio in queste ore raggiunto per la prima volta nella sua storia i 100 milioni di abitanti. Queste Donne e questi Giovani e Giovanissimi sognatori che protestano ancora oggi, da settembre in Egitto, raramente alla luce del Sole, sono eredi del Sessantotto ma con diverse impostazioni (che delineo nei miei Studi, ci provo almeno) e hanno realizzato qualcosa come la prima Democrazia Egiziana in 6-7000 anni di Storia. Tranne “quattro comunisti” nessuno si interessa al fatto che la maggioranza di 100 milioni di nostri fratelli dall’altra parte di uno sputo di mare non desideri affatto giornate di lutto per il Tiranno che aveva rovesciato, semplicemente oggi le Donne, i Giovani e i Giovanissimi sognatori sono sì pacifici, fedeli allo spirito di Seattle, come nel 2011, disarmati nel senso più puro del termine che solo loro possono indicare, ma non hanno un Barack Obama dalla loro, e portano principi figli delle Rivoluzioni “occidentali” (in particolare Americana, Francese e Russa, tutte e tre non di eccellente Salute in questo mondo allo sbando che riusciamo a interpretare solo con la Scienza di Greta essere tale – è buona parte dell’opera sapere che il Mondo finirà nel 2050, ma i nostri padri (parlo da 33enne) sapevano che un disastro nucleare ci avrebbe annientati ben prima e che non saremmo neanche nati e oggi, il ‘disorder’ per dirla con i “System of a Down” è notevolmente cresciuto, in queste settimane è sotto gli occhi di tutti persino in Lombardia).
Come canta De André in versi “apocrifici” ben conosciuti in Alta Italia ma meno altrove, gli anarchici (e per me i moti del 2011 furono tutti anarchici) sono da diversi «Tutti in coperta». Tra settembre e ottobre del 2019, d’improvviso, sono riemersi ovunque nel mondo quei Moti e altri si sono uniti. È una Speranza per l’Umanità, dovrebbe esservi d’accordo chiunque, non è così perché culturalmente nel 1945 ha vinto una narrazione, ma tra i detentori della forza bruta se n’è decisa un’altra.
Per scrivere questo mio libro (‘Acilia Partigiana. Eroi venuti dal Popolo’), per il quale invito alla lettura su queste basi approfondendo in maniera più amplia la mia (forse troppo) vasta scrittura, in tutte le sue forme ben visibile in Internet, ho potuto conoscere, poco prima del 2019 ben cantato dal carrarese Gabbani, la Partigiana Tina Costa, la principale resistente della Città di Roma, che fu amica di mio nonno (senza che io ne sapessi molto). Doveva scrivere la prefazione del mio libro, poi ci ha lasciati, come sin troppi compagni in questa avventura incentrata su una modestissima e degradatissima Piazza della Resistenza del X Municipio, la più bistrattata della Città delineata (Fiumicino, Ostia e Acilia) che si chiama Piazza Capelvenere.
Io sono dell’avviso che se tra 2010 e 2018 si rovesciarono Governi come nulla, con quei Moti, molto dipendeva da un’amministrazione statunitense favorevole. Ma, se oggi questi moti non si fermano e anzi si moltiplicano nel Globo occidentale e nel Mondo tutto, l’intera impalcatura di Washington e di New York non è più la “macchina da guerra” di un tempo, incrinata del resto (ne ho sempre avuto consapevolezza) sin da quel “Yes We Can” vittorioso ma, per ciò che mi riguarda, bisognoso come conseguenza di una curiosa “riforma della Rivoluzione Americana” che accetti che la vittoria nella Guerra di Secessione fu in qualche modo un arresto. Basta ripartire da Americani, con la A maiuscola quali Washinta Wikto, Che Guevara, Camila Vallejo, persone che hanno portato avanti le idee (quelle vere e maggiormente compiute, ma soprattutto, termine chiave, armoniche, in Armonia continentale) di Franklin, di Martì, di Bolivar. Penso che questo potrà avvenire prima che l’Unione Europea si “riformi rivoluzionandosi”, processo che difficilmente passa per qualcosa di “tranquillo”. In realtà penso proprio che il cambio d’America avverrà in questo stesso 2020 e anche se produrrà un (è sempre la mia idea…) ritorno del centralismo d’Europa dopo 70 anni, perché maggiormente capace di garantire il Capitale, il “Nuovo Mondo” potrà godersi un ruolo di paladino dei Diritti a cui aspira. La battaglia comunque si gioca nelle tante piccole “Acilia-Ostia-Fiumicino” d’Italia e d’Europa, qualsiasi cosa siano. Qualsiasi cosa sia l’Europa. Nella mia lunga esperienza (malgrado la giovane età) ho trovato modi di combatterla con limpidezza integrale, o almeno credo. Leggete il mio libro.
Lorenzo Proia