Varese, operazione anti-droga, italiani, precedenti per svariati reati

Varese, operazione anti-droga, operazione con ausilio dell’unità cinofila della Guardia di Finanza di Malpensa

Varese, operazione anti-droga, italiani, precedenti per svariati reati

Sono  9 decreti di perquisizione personale e locale con l’ausilio dell’unità cinofila della Guardia di Finanza di Malpensa che hanno portato al sequestro di circa 100 grammi di sostanza stupefacente, rinvenuta all’interno di due abitazioni. 

L’indagine, partita nel 2018, ha consentito di identificare una ventina di soggetti che avevano un ruolo di primo piano nello spaccio di stupefacenti nel quartiere San Fermo di Varese.
Fra costoro, anche tre donne, mogli o figlie di soggetti attivamente impegnati nel traffico di stupefacenti, le quali hanno affiancato i loro congiunti nell’attività illecita, o li hanno sostituiti quando sono finiti in carcere.
È il caso di C. A., originario della Calabria, cinquantenne, che, su disposizione del Tribunale di Sorveglianza è finito in carcere nel settembre del 2018 perché, mentre si trovava in detenzione domiciliare (per scontare una condanna definitiva per armi, ricettazione e droga) nel corso di un controllo era stato sorpreso a detenere sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. La sua carcerazione non gli ha impedito di proseguire nell’illecita attività, portata avanti dalla moglie, G. L. 49enne, dalla figlia C. R. G., 23enne, e dal cognato G. D., 51enne, che ricevevano direttive dal carcere da parte del loro congiunto.
Le direttive riguardavano anche la riscossione dei crediti maturati nei confronti di clienti che non avevano ancora pagato pregresse forniture di droga.
Ed è proprio da un debito non onorato che è partita l’indagine. Infatti, un giorno del mese di agosto del 2018 una Volante impegnata nell’attività di controllo del territorio si imbatté in un cittadino italiano 40enne, che presentava il volto tumefatto e sporco di sangue, e che riferì di essere stato picchiato poco prima nel quartiere San Fermo a casa di un uomo in regime di detenzione domiciliare, perché debitore nei suoi confronti di più di 1.000 euro per pregresse cessioni di cocaina. L’uomo era così impaurito dai soggetti che lo avevano aggredito che, oltre a non voler formalizzare una denuncia nei loro confronti, si rifiutò di recarsi in pronto soccorso per le cure del caso, manifestando contestualmente l’intenzione di contattare nei giorni successivi i suoi aggressori al fine di saldare in qualche modo il debito con questi contratto, non appena incassato lo stipendio mensile. Così in effetti fece nei giorni successivi, consegnando i soldi dovuti, ricavati dalla vendita di una moto di sua proprietà.
Il creditore di tale soggetto è stato identificato nell’indicato C. A., che, per intimorire adeguatamente la sua vittima, si era avvalso anche delle prestazioni di M. A., 37enne, che già svolgeva per suo conto il ruolo di spacciatore.