Montagna, Lega presenta risoluzione a UE perchè sia risorsa strategica

L'iniziativa è promossa dall'europarlamentare Alessandro Panza, responsabile del Dipartimento Montagna della Lega.

Montagna, Lega presenta risoluzione a UE perchè sia risorsa strategica

"Le zone montane, che coprono il 41,3% del territorio europeo e ospitano circa il 25% della sua popolazione, non sono solo un bene naturale ed economico da preservare e proteggere, ma anche una risorsa strategica da rivitalizzare in modo sostenibile.

Lo sviluppo sostenibile e la competitività di queste aree dipendono dalla pratica di attività tradizionali come l'agricoltura, la silvicoltura e l'artigianato, nonché dalla produzione di energia rinnovabile e dalle nuove opportunità professionali generate dalla connettività digitale.

Nonostante i problemi demografici crescenti, lo spopolamento e l'invecchiamento della popolazione che sono i problemi principali delle aree montane, le comunità che vi risiedono svolgono un lavoro essenziale per la salvaguardia di un ambiente che genera ricadute positive per le popolazioni delle aree urbane.

Purtroppo però la montagna in Europa non ha a tutt'oggi una definizione tecnica che la renda riconoscibile a livello legislativo  – commenta l'europarlamentare della Lega Alessandro Panza -  uno status che la differenzi dalle “zone rurali e periferiche” di cui al momento, per definizione, fa parte. Riconoscere la particolarità delle aree montane aiuterebbe a invertire l'attuale trend di declino economico, in quanto porterebbe all'adozione di misure e investimenti specifici volti ad innovare e aumentare la competitività di questi territori, attraverso l'applicazione di specifici modelli di sviluppo e governance capaci di coniugare le esigenze di innovazione e sviluppo con quelle di tutela dell'unicità naturale e culturale.

Per questo ho presentato una risoluzione alla Commissione Europea, per promuovere un'iniziativa che possa portare al riconoscimento dello status di Zone di Montagna, separandole dall'attuale classificazione di “zone rurali, montane e periferiche”, che limita il modello e inserisce la montagna in un un contesto legislativo che la penalizza – conclude Panza.