Lecco. Casa famiglia, accozzaglia di sporcizia, e cibo ammuffito.

Lecco. L’inferno vissuto da una madre con neonato, in una casa famiglia, accozzaglia di sporcizia, e cibo ammuffito.

Lecco. Casa famiglia, accozzaglia di sporcizia, e cibo ammuffito.
foto di repertorio

Lecco. Casa famiglia, accozzaglia di sporcizia, e cibo ammuffito.

Lecco 07 Luglio 2021, c’è una casa famiglia nel Lecchese, che farebbe inorridire, ogni essere umano, eppure vi sono recluse mamme, con i loro figlioletti, costrette a vivere in condizioni disumane, sottoposte a sopprusi e vessazioni continue, volte a distorcere la realtà.

I fautori di queste situazioni incresciose, sono i servizi sociali del territorio Lecchese, che innescano meccanismi alquanto discutibili, omettendo le reali esigenze, delle povere malcapitate, e delle famiglie, che vi si rivolgono.

Un caso legale seguito dallo Studio Associato Miraglia.

Questa è la storia di una giovane famiglia, unita da un amore profondo, che nemmeno certe patologie psichiatriche, ha potuto disunire, ma che è stata disgregata, per opera dei servizi sociali di zona, che hanno messo in atto degli iter dissociativi, senza occuparsi delle reali necessità, di cui una famiglia ha sicuramente bisogno.

Una coppia affiatata, con un bimbo neonato, catapultata in una situazione di totale inadempienza e assenza d’aiuto da parte delle istituzioni, che si sono insinuate invece, in questa famiglia, facendo passare una problematica di salute di uno dei due congiunti, motivo di allontanamento, senza adoperarsi in nessun modo per aiutare questo nucleo familiare, a portare avanti il loro reale desiderio, volto alla cura di questa malattia, che non ha mai spento, i sentimenti virtuosi e profondi che li lega intimamente.

Un padre affetto da un problema di salute, che si ritrova a subire gli effetti di una crisi, dovuti ad un cambio di terapia, un uomo vittima di un problema di salute, facilmente rimediabile, e curabile, di cui i suddetti servizi sociali si sarebbero serviti, per distorcere la verità, insinuando paure in questa famiglia, causandone il disfacimento.

Un comportamento questo che va al di là della civiltà, che instilla discriminazioni là dove non dovrebbero esistere, e che ci fa chiaramente capire la natura intenzionale di voler cagionare sofferenza ed inadeguatezza, senza ottemperare al reale scopo di cui dovrebbero occuparsi i servizi sociali implicati, che non solo interpretano certe malattie in modi biechi e inutilmente nefasti, ma che si serve del momento di sofferenza della coppia, per fare in modo che la compagna, si allontani con il bambino.

Eppure questo padre è un uomo amorevole, un gran lavoratore, una persona che farebbe qualsiasi cosa per la sua amata famiglia, un uomo che si sta curando, che sta combattendo la sua battaglia, e che non ha mai perso l’amore della sua famiglia, che è rimasta unita di fronte alle difficoltà dettate dalla salute di quest’ultimo, e che non ha mai smesso di amarsi.

In seguito la giovane madre ed il bambino, vengono collocati dentro una casa famiglia, un luogo di totale degrado, caratterizzato da una sporcizia inaudita, dove viene somministrato cibo ammuffito, immangiabile e non commestibile, inadatto al consumo da parte di qualsiasi essere vivente, luogo fatiscente, dove la sporcizia s’insinua in ogni dove, ambiente malsano e per niente sicuro, con viti appuntite per terra nelle stanze adibite all’utilizzo comune, con il rischio che un bambino potrebbe sporgersi per sbaglio da una finestra, e morire cadendo giù, perché i gestori della struttura, che sono profumatamente pagati dallo Stato,  per ogni ospite della casa famiglia, si permettono di assicurare una semi apertura delle finestre, utilizzando delle graffette, articoli di cancelleria, servendosene come rattoppo, a comprova di una reale intenzione, da parte di chi gestisce questa struttura, ad agire con totale strafottenza delle leggi che regolamentano la sicurezza, e la tutela delle persone, e dei minori che vi vivono.

Ambienti angusti, stanze di appena 10 metri quadrati, con vestiti giochi accatastati, mescolati a spazzatura, matasse di capelli, piume di origine animale, degni di suscitare dei veri e propri conati di vomito, che possono solo farci capire, quanto può scendere in basso questa categoria di persone, che si spacciano per educatori, o servizi sociali, che invece promuovono il sudiciume, e la fatiscenza, che li contraddistingue senza diritto di replica, come da prove video documentali.

Una struttura questa casa famiglia, dove si sopporta una vera e propria caienna infernale, con temperature che sfiorano i 40°, all’interno delle stanze, rendendo assolutamente impossibile addirittura respirarci.

Cibo regolarmente posizionato nella cucina comune, contaminato totalmente dalla presenza di muffa, elemento molto pericoloso, che può contaminare ogni altra pietanza, formato da spore microscopiche, che hanno la capacità di spostarsi in cerca di altro “nutrimento”, e che addirittura in presenza di temperature comprese tra i 15 e i 30 gradi, causa un aumento dell’estensione della muffa, dando vita alla Monilia fructigena/sitophila, (presente su frutta e pane e derivati), ed alla Penicillium, che predilige formaggi, orzo, riso, farina, verdura e agrumi, che porta inevitabilmente a subire gli effetti delle micotossine, con i conseguenti effetti collaterali eclatanti che possono coinvolgere gran parte degli organi del corpo : apparato gastrointestinale, con sintomo di vomito e diarrea, apparato renale (specie per chi soffre già di calcoli o candidosi), apparato polmonare, provocando rinite allergica, congestione nasale, attacchi di asma, in soggetti ipersensibili alle muffe.

Questi microrganismi possono anche innescare addirittura, mutazioni genetiche del Dna.

Ecco queste sono le condizioni in cui questa mamma ed il suo bambino, sono costretti a vivere ogni singolo giorno, insieme ad un padre che cerca di alleviare tale sofferenza, cercando di correre a fornire vestiti puliti, cibo adeguato, ed ogni sorta di ausilio, per continuare a difendere la sua famiglia, che gli è stata portata via.

Un padre che ha persino accettato di andare via dalla casa coniugale, per evitare alla sua amata compagna ed al suo bambino, questo trattamento disumano, ed incivile, ma che continua a lavorare, e che terminata la sua giornata di lavoro, si adopera per sopperire a tutta la schifezza che la sua famiglia è costretta a subire, ci vuole coraggio anche solo a fare certi paragoni sotto ogni fronte, tra questo padre, ed il bieco comportamento di questi servizi sociali.

Il modus operandi di agire di queste persone è così palesemente colposo, che quando una madre, cerca di segnalare questi problemi, portando all’attezione il degrado ed il lordume, nella quale è costretta a vivere, con il suo neonato, viene addirittura descritta, nelle relazioni dei servizi sociali, come una persona oppositiva e pregiudizievole, fattore che mette in evidenza come sia ormai abitudine per tali servizi sociali, garantire queste condizioni di degrado, e di lordume, tanto da farli subire alle altre persone, ed ai bambini, celandoli con aggettivi che sicuramente non dovrebbero essere adottabili per descrivere queste madri, civili e sicuramente abituate a condizioni di normalità, ma che rispecchiano nient’altro che il modo di agire di chi, non è in grado di aiutare nessuno, ma bensì di farlo involvere, sotto ogni aspetto umano, morale, e fisico.

Basti pensare che ogni giorno mentre ognuno di noi sarà intento a condurre la propria vita, a Lecco, c’è una madre con il suo figlioletto, che lotta per preservare il suo bambino, e per salvare la sua famiglia, una madre che si è affidata ad enti locali socio assistenziali, che l’hanno imbrogliata, raggirata, e lesa.

Non è più possibile soprassedere a fatti di una gravità così colposa e palese, questo non è un comportamento ammissibile, ancora più grave se ad avvallare tali scempi è l’istituzione italiana, che sovvenziona queste realtà, e le agevola a promuovere degrado e lordume, pertanto non può esiste alcun presuposto, che renda ancora fattibile una permanenza in questa struttura da parte di questa madre e del suo neonato, fermo restando che un congiunto amorevole, ma affetto da una malattia, che si sta curando, ha diritto ad avere una famiglia e ad essere messo in condizione di amarla, come ogni altro essere umano, senza che tali illeciti debbano ancora ledere ed aggravare, la sua integrità morale e pscicologica, cagionando nel contempo il disfacimento della famiglia, innescando dei gravi risvolti, subiti dalla compagna e dal figlioletto.