La bellezza e la forza del mito: Scilla e Cariddi.

Scilla e Cariddi, Antonino Salsone, varese press, il quotidiano d'italia

La bellezza e la forza del mito: Scilla e Cariddi.
Scilla e Cariddi

Ci sono luoghi senza tempo e dalla tramortente bellezza. Uno di questi si trova a cavallo tra due regioni di ceruleo splendore del Belpaese: la Calabria e la Sicilia, terre d’incanto in cui sono incastonate come gemme preziose Scilla e Cariddi, unite con armonia dal tratto di mare a cui si inchinano le città di Reggio Calabria e di Messina.


La rappresentazione iconografica del mito, che l’immagine traduce in emozione tanta è la bellezza che esprime, fa volgere il pensiero al libro XII dell’Odissea, quando Ulisse e la sua ciurma si imbattono nel pericoloso stretto tra Scilla e Cariddi: sulla sponda sinistra, sopra uno scoglio, si erge un terribile mostro a sei teste, Scilla, mentre sul lato destro risiede un letale mostro marino, Cariddi.


Per l’eroe acheo e per i suoi fidi compagni vi è un solo varco di salvezza: percorrere la via di mezzo.
Ulisse deve navigare nel mezzo, consapevole che se ci dovesse essere un margine di errore sarebbe meglio tendere leggermente a sinistra, il lato di Scilla, piuttosto che a destra, quello di Cariddi, poiché in quest’ultimo caso andrebbe incontro alla distruzione totale.


Questa difficile situazione è senz’altro una metafora della vita stessa. Come la teoria di Yin e Yang della filosofia cinese, secondo cui ogni aspetto della vita ha una dimensione yin, la forza negativa, femminile, più morbida, e una yang, la forza positiva, maschile, che interagisce con lo yin per creare la vita.
Il punto è che troppo yin o troppo yang portano sempre a una situazione di squilibrio che a volte la natura corregge attraverso cambiamenti bruschi e distruttivi. Per avere successo bisogna quindi mantenere in equilibrio yin e yang, così come Ulisse deve navigare nel mezzo, lungo quella sottile linea invisibile che tra Scilla e Cariddi può portare lui e i suoi compagni alla salvezza, a Itaca, a Penelope, alla sua anima.
Ma perchè è cosí difficile navigare nel mezzo? Perchè l’uomo non è solo ragione e, nel contempo, non è solo istinto ed emozione. È l’insieme di questi valori coscienziali e lo sforzo immane, ma continuo e vitale, dell’essere pensante deve essere quello di tenerli in costante equilibrio.


L’immagine aiuta molto nell’attuazione di questo compito: la stordente bellezza dei luoghi dimostra come la natura è creatrice e maestra di equilibrio.
La Calabria e la Sicilia troneggiano nella immagine e annichiliscono dolcemente la mente e il cuore di chi la guarda. E non sono separate come apparentemente potrebbe sembrare, ma in realtà unite per l’eternità proprio dal mare, dall’elemento acqua che con la sua armonica fluidità riunisce e non separa.
E mi piace anche pensare, visto che lo sfondo è dominato da Stromboli, a Efesto, che, per un attimo posizionato nelle viscere del vulcano eoliano invece di quello etneo, forgia con i suoi attrezzi e con la forza vivifica della sua arte il bene più prezioso, assieme alla vita, concesso all’Uomo, la coscienza.


La natura ha dunque attuato il suo disegno lungimirante e impenetrabile e, attraverso l’elemento acqua, ha unito inscindibilmente Scilla e Cariddi, cosí come ha saldato per sempre la Calabria e la Sicilia, regioni di sfolgorante e struggente bellezza, di immane forza e di innata e saggia fierezza, abitate da genti ospitali e generose che con vocazione naturale aprono il loro cuore e la loro mente al prossimo, al fratello.
Abbandoniamoci quindi alla struggente magnificenza dell’immagine e lasciamo fecondare la nostra anima dalla bellezza e dalla forza del mito.

Antonino Salsone