Assolombarda: Spada: “Guardiamo avanti e ora rigenerazione

Spada: “I posti di lavoro non si creano per decreto, ma con lo sviluppo economico e con la crescita delle aziende” 

Assolombarda: Spada: “Guardiamo avanti e ora rigenerazione
Assolombarda, foto ufficiale

ASSEMBLEA GENERALE ASSOLOMBARDA 2021 

Spada: “Guardiamo avanti e ora rigenerazione:  economica, sociale, politica e urbana”  

- “Questo luogo e questa giornata hanno un grande significato di rigenerazione: insieme possiamo ripartire”  - “Al Governo devono essere dati il tempo e il sostegno necessari a realizzare l’imponente lavoro di riforme”  - “Del Governo Draghi apprezziamo la prudenza e la fermezza con cui le decisioni vengono prese e non rinviate”  - “Abbiamo bisogno di una politica che guardi alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni”  - “Siamo rimasti nelle filiere, nonostante la pandemia e la crisi globale”  

- “Ma dobbiamo colmare il gap con i benchmark europei: sono questi i territori con cui dobbiamo confrontarci”  

- “Milano deve rigenerare la sua capacità progettuale attraverso un orizzonte metropolitano e una rinnovata  collaborazione tra pubblico e privato”  

- “Lavoriamo insieme perché non ci siano tentennamenti sulle sfide del futuro come il centro di produzione Rai, il  Tribunale Unificato dei Brevetti, l’Autorità Europea Antiriciclaggio, i Giochi Olimpici invernali, San Siro” 

- “I posti di lavoro non si creano per decreto, ma con lo sviluppo economico e con la crescita delle aziende”  - “Noi imprenditori non vogliamo il Far West ma che si consolidi il metodo del confronto continuo con le parti sociali”  - “Acceleriamo sulla riforma degli ammortizzatori sociali, sulle politiche attive e sulla formazione professionale”  

- “La migliore garanzia per il lavoratore sta nella forza della sua professionalità e non nell’ancoraggio a un posto di  lavoro”  

  

- “Sono 3 i nodi da sciogliere per la ripresa: il debito, le materie prime, le competenze”  

- “Lo scorso anno l’80% degli studenti ITS ha trovato lavoro in 12 mesi dal diploma. Chiediamo che il numero degli  iscritti agli ITS salga di almeno 6 volte da qui al 2026”  

- “Abbandoniamo l’assistenzialismo e adottiamo strumenti strutturali di defiscalizzazione dell’economia reale”  - “Chiediamo una riforma organica del fisco basata su regole semplici, chiare e stabili nel tempo”  - “Saremo al fianco di qualsiasi Governo nella lotta alla criminalità organizzata e all’evasione fiscale”  - “Sono 3 le direttrici sui cui capitalizzare l’investimento del PNRR: formazione, digitalizzazione e infrastrutture”  - “Accelerare sulle infrastrutture, moltiplicatore di sviluppo, per colmare le distanze che ci separano dall’Europa”  

Sesto San Giovanni, 1° luglio 2021 – “Abbiamo scelto questo luogo e questa giornata perché entrambi hanno un grande  significato. Qui siamo in un luogo straordinariamente importante per la storia dell’impresa lombarda e italiana. Oggi  il messaggio che vogliamo dare alle imprese che lavorano in quei settori messi alla prova così duramente dalla crisi è:  «Noi ci siamo. Insieme possiamo ripartire». E insieme possiamo ripartire perché il mondo delle imprese, nella sua 

generalità, è già ripartito. Dopo avere passato una crisi difficile – più violenta che altrove – l’industria dei nostri territori  mostra un recupero significativo”. Così Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda, durante il suo discorso in  occasione dell’Assemblea Generale 2021 a MilanoSesto presso le ex Acciaierie Falck di Sesto San Giovanni. 

“Ma ripartire non basta. Dobbiamo avere uno sguardo lungo: oggi abbiamo l’opportunità e le risorse - ben 235 miliardi  del PNRR - per avviare una vera e propria rigenerazione: economica, sociale, politica e urbana”.  

“Al Governo devono essere dati il tempo e il sostegno necessari per realizzare questo imponente lavoro di riforme.  Sarebbe sconsiderato qualsiasi tentativo di fare deragliare un Governo che, grazie al Presidente Mario Draghi, gode in  Europa di prestigio e autorevolezza. Apprezziamo di questo Governo la prudenza e al tempo stesso la fermezza con cui  le decisioni vengono prese e non rinviate”.  

Alla politica, ai partiti e ai loro leader, chiediamo di approfittare di questa condizione del tutto particolare per avviare  anch’essi una loro rigenerazione. Abbiamo bisogno di quella politica capace di visione, di mediazione tra interessi,  capace di costruire – nel rispetto delle differenze – coesione sociale e senso di appartenenza. Abbiamo bisogno di una  politica che guardi alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni, seguendo la lezione di Alcide De Gasperi”. 

“Siamo in una condizione preziosa per cogliere i frutti di un momento in cui l’economia italiana si sta muovendo ad una  velocità sorprendente. Istat e Banca d’Italia convergono su una stima di crescita per l’intero anno tra il 4,4% e il 4,7%. Siamo rimasti nelle filiere, siamo rimasti in partita. Il calo dell’export della Lombardia nel 2020 (-10,6%) registra valori  sostanzialmente analoghi a quelli delle nostre regioni di riferimento. Nel primo trimestre di quest’anno la produzione  manifatturiera in Lombardia è cresciuta dell’8,7% rispetto allo stesso periodo del 2020. Sono dati certamente buoni. Ma  abbiamo ancora un gap di 2,3 punti percentuali sul 2019: un divario inferiore rispetto al 3,4% dell’intera Italia, ma più  ampio rispetto ai benchmark europei. Il gap del Baden-Württemberg è solo dell’1,6%, quello della Catalogna è  dell’1,2%. Sono questi i territori con cui dobbiamo confrontarci”. 

Nel 2020 i nostri territori hanno registrato nel complesso una caduta di valore aggiunto pari al -9,5%, ma con  andamenti tra province fortemente differenziati. Lodi ha contenuto le perdite grazie a una forte presenza  nell’elettronica, che ha accusato cali modesti, e grazie alle aziende dell’alimentare che non hanno interrotto la  crescita”. 

“Le aziende di Monza e dell’intera Brianza hanno patito un drastico calo di produzione e di export, ma hanno anche  saputo riprendersi con estrema velocità grazie alla forte proiezione sui mercati internazionali”. 

Pavia è la provincia che ha sofferto di più. Lo shock della pandemia ha aggravato un quadro economico già debole. I  forti cali patiti dalle imprese della moda, del calzaturiero e della meccanica, che caratterizzano questo territorio, sono  stati compensati solo parzialmente dai risultati positivi di alimentare e farmaceutica. Stiamo lavorando con le  istituzioni locali per portare avanti un Piano strategico di sviluppo territoriale di lungo periodo”. 

Anche Milano ha sofferto, a causa di una struttura economica maggiormente orientata al terziario. La pandemia ha  colpito il turismo in modo drammatico: nel 2020 il crollo è stato del -76% negli arrivi a Milano. Considerando che la  Lombardia è la prima regione turistica in Italia per valore aggiunto, si tratta di una perdita molto pesante. Altro settore  caratteristico dell’economia milanese, in forte sofferenza, è la moda che nel primo trimestre di quest’anno mostra  ancora un pesantissimo calo di attività rispetto allo stesso periodo del 2019. Lo dicono le cifre dell’export: -13%”.

“Dopo questo shock la città deve mettere in campo una nuova capacità progettuale, che abbia come orizzonte l’area  metropolitana e che faccia perno su una rinnovata collaborazione fra pubblico e privato, per realizzare le grandi  transizioni della nostra economia, quella green e quella digitale”. 

“Qui dove siamo ora, nell’area ex Falck, si sta realizzando la più grande bonifica di terreni mai fatta da privati in Europa.  Ci sono importanti investitori stranieri che realizzeranno un mix di abitazioni in affitto per studenti e per famiglie, ci  saranno luoghi di svago, studio, sport e lavoro. Qui ci sarà il futuro dell’Istituto dei tumori e dell’Ospedale Besta con un  importante impegno finanziario da parte di Regione Lombardia. E ci sarà anche un nuovo polo del San Raffaele”. 

“È un buon esempio dei frutti che può dare una collaborazione virtuosa tra pubblico privato, come già abbiamo visto  in Arexpo con MIND. Lavoriamo insieme, cari Sindaci, caro Presidente della Regione, perché non ci siano tentennamenti  su partite importanti per il futuro di questa città come il nuovo centro di produzione Rai, che qui può contare su storiche  competenze e professionalità; la sede del Tribunale Unificato dei Brevetti dell’Unione europea, sulla quale chiedo il  massimo impegno al Governo in nome del territorio con la più alta concentrazione delle domande di brevetti (33%); l’assegnazione dell’Autorità Europea Antiriciclaggio, che per Milano – capitale finanziaria italiana e una delle principali  piazze europee – sarebbe una grande occasione per valorizzare il suo impegno per la trasparenza e il contrasto  all’illegalità; la realizzazione di tutte quelle strutture e infrastrutture necessarie per ospitare al meglio i Giochi Olimpici  invernali Milano - Cortina 2026. Un altro esempio per la città di Milano è la riqualificazione dell’intera area di San Siro  anche attraverso la costruzione del nuovo stadio”. 

“La crisi ha avuto un effetto pesante anche sull’occupazione. In Lombardia, secondo dati ancora provvisori, tra gennaio  e marzo 2021 gli occupati sono scesi di ben 193mila unità, rispetto a un anno prima. Nella fascia di età tra i 14 e i 24  anni, il tasso di occupazione è del 21%. È un dato impressionante in sé e nel confronto con le regioni tedesche della  Baviera e del Baden-Württemberg, dove il tasso di occupazione è superiore al 50%. Un dato positivo, invece, è quello  sull’occupazione femminile a Milano, che con un calo pari allo 0,7% delle occupate, contro quello maschile dell’1,8%, 

rappresenta una tendenza opposta a quella nazionale”. 

Milano è quindi un buon esempio per il resto del Paese, anche se resta ancora sotto alla media delle nostre regioni  europee di riferimento. Il PNRR ha fra i suoi punti qualificanti lo sviluppo dell’occupazione femminile, con un  investimento di 4,6 miliardi negli asili nido e nelle scuole d’infanzia, più altri investimenti per estendere il tempo pieno  e le mense scolastiche”.  

“In una situazione così difficile, non aiuta un mercato del lavoro ingessato - per troppo tempo - dal blocco dei  licenziamenti. I posti di lavoro non si creano per decreto, ma con lo sviluppo economico e con la crescita delle aziende. E se vogliamo sostenere il cambiamento non possiamo imporre vincoli che impediscano di progettare il futuro. Sia  chiaro, noi imprenditori non vogliamo il far West. Vogliamo regole intelligenti e vorremmo che si consolidasse il metodo  del confronto continuo con le parti sociali”. 

“Noi imprenditori, in questo momento, abbiamo il problema di aumentare e qualificare le persone. La soluzione sta  nell’accelerare sulla riforma degli ammortizzatori sociali, delle politiche attive e della formazione professionale: i veri  punti nodali per garantire l’occupabilità delle persone. La migliore garanzia per il lavoratore deve stare nella forza  della sua professionalità e non nell’ancoraggio a un determinato posto di lavoro”.  

“Ma il sistema delle politiche attive può svilupparsi se, parallelamente agli investimenti su di esse, verrà riformato il  sistema degli ammortizzatori sociali. La cassa integrazione ordinaria deve diventare uno «strumento universale»

distinguendo prestazioni, contribuzioni e funzionamento sulla base delle specifiche necessità dei diversi settori. In  materia di cassa integrazione straordinaria, invece, occorre fare delle distinzioni: per le crisi occupazionali con piani di  gestione degli esuberi e per le crisi industriali aventi piani di sviluppo industriale, riorganizzazione o re industrializzazione”. 

“Inoltre, i sussidi e le prestazioni che lo Stato intende offrire ai disoccupati o a coloro che sono in cerca di occupazione  (Naspi, assegno di ricollocazione, servizi per l’impiego con le attività di skilling e reskilling), devono diventare veramente  universali. Universali perché, per un disoccupato, il sostegno economico e la ricerca di un nuovo lavoro poggiano sul  medesimo bisogno a prescindere dal settore economico di provenienza”. 

“E, sempre sul tema del lavoro, dobbiamo superare in modo strutturale e permanente i vincoli introdotti dal Decreto  Dignità sui contratti a tempo determinato. Infine, sulla flessibilità in uscita, in vista della scadenza di «Quota 100» e  nell’attesa di una vera riforma del sistema, al momento è meglio consolidare strumenti quali il contratto di espansione,  che insiste anche sul ricambio intergenerazionale e, più in generale, il potenziamento e l’efficacia del sistema delle  politiche attive”. 

“Tornando alla ripresa:sono almeno tre i nodi che oggi rischiano di frenarla: il debito, le materie prime, le competenze. Il primo nodo. Come possono le PMI, già con margini risicati e con un livello di indebitamento importante, trovare le  risorse per investire e rigenerarsi? Chiusa la fase iniziale della pandemia, abbandoniamo la logica assistenziale e  adottiamo finalmente strumenti strutturali di defiscalizzazione dell’economia reale. Avevamo chiesto la possibilità di  allungare i tempi massimi di restituzione dei finanziamenti garantiti dallo Stato da 6 a 15 anni. Nel Decreto Sostegni è  stato portato a 10 anni, ora l’Unione Europea lo ha ridotto a 8. Questa retromarcia è illogica, anche nell’interesse dello  Stato creditore. Caro Ministro Franco, con la concretezza che la contraddistingue, le chiediamo di trovare nuove  soluzioni per tutte le imprese che potranno avere difficoltà nella restituzione del debito in tempi così ristretti”. 

“Il secondo nodo da sciogliere è il problema del rincaro delle materie prime. Tra gennaio e maggio di quest’anno le  aziende della manifattura hanno dovuto fronteggiare un rialzo medio del 38%, con picchi del 64% per la metallurgia e  la meccanica. Talvolta, il problema delle materie prime diventa una questione di approvvigionamento come mostra in  modo eclatante il caso di chip e semiconduttori, che bloccano persino le linee produttive delle fabbriche di auto. Il tema  delle materie prime assume un’importanza strategica per la transizione ecologica. L’approvvigionamento di alcuni  metalli è fondamentale per sviluppare il passaggio all’elettrico, nella mobilità così come nell’energia. «Transizione» non è un termine casuale. Non possiamo permetterci un approccio prettamente ideologico perché l’obiettivo-Paese è  chiaro: 57 miliardi - la fetta maggiore del PNRR - per una trasformazione epocale del nostro modello di crescita”. 

“Il terzo nodo sono le competenze. Fra giugno e agosto le imprese dei nostri territori avranno bisogno di assumere  130mila persone (Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal). Tuttavia, le imprese incontrano difficoltà. In  alcuni casi mancano i candidati, in altri sono inadeguati rispetto alle esigenze. Dobbiamo colmare questo divario.  Occorre investire nella collaborazione tra mondo delle imprese e della formazione e valorizzare le Agenzie private per  il Lavoro. Il PNRR impegna 1,5 miliardi nei prossimi 5 anni per raddoppiare il numero degli attuali iscritti agli ITS. Ma  noi, insieme a Confindustria, chiediamo che da qui al 2026 il numero degli iscritti salga di almeno sei volte”. 

“E ora veniamo a un punto cruciale. Questo Governo ha indicato fra i suoi obiettivi, concordati con l’Unione Europea  nell’ambito del PNRR, la riforma del Fisco. Una missione di altissimo valore, il nodo che prima di ogni altri definisce il  rapporto tra cittadino e Stato. La crisi economica innescata dalla pandemia rende oggi questa riforma più necessaria  che mai per dare slancio di lunga durata alla ripresa economica e correggere situazioni evidenti di disparità sociale”.

“La riforma dell’Irpef non può prescindere da una revisione della tassazione del reddito d’impresa e delle altre imposte.  Ancora una volta vale la pena di ricordare che una riforma organica del Fisco deve basarsi su regole semplici, chiare e  stabili nel tempo. Solo con una maggiore certezza del diritto il nostro Paese può tornare a crescere, attrarre investitori  esteri e recuperare la fiducia dei mercati. Occorre rivedere completamente il sistema di tassazione del reddito  d’impresa, introducendo - in via definitiva - dei meccanismi premiali per le imprese che decidono di reinvestire gli utili.  Come già succede in Francia, Germania, Olanda e Regno Unito, l’ideale sarebbe introdurre il «carry back»  immediatamente e con efficacia retroattiva. Va da sé che - a questo nuovo sistema di tassazione del reddito - si  accompagni l’abrogazione dell’Irap, un’imposta da sempre controversa che colpisce anche le imprese in perdita”. 

Ma non si può parlare di riforma del Fisco senza parlare del problema della colossale evasione fiscale, valutata in 100  miliardi all’anno. È da qui che bisogna partire per ripensare le regole di tassazione delle persone fisiche. L’Agenzia delle  Entrate dispone di 161 banche dati fiscali: un patrimonio informativo enorme, che deve essere utilizzato al meglio per  identificare e combattere l’evasione fiscale. Questo obiettivo va perseguito senza indugio. È il primo passo per vedere  alleggerita la pressione sui contribuenti onesti, cittadini e imprese. E su questo saremo al fianco di qualsiasi Governo”. 

Saremo al fianco di qualsiasi Governo anche su una lotta senza quartiere alla criminalità organizzata. L’emergenza  pandemica prima e il PNRR ora sono formidabili occasioni per le mafie. Tutti i segnali di cui siamo a conoscenza  indicano che nel nostro territorio le organizzazioni mafiose si sono mosse con estrema tempestività per intercettare i  flussi di denaro pubblico per ristori e sostegni, così come faranno per quelli del PNRR. Su questo fronte, ogni silenzio è  complicità e su questo fronte chiediamo il massimo impegno da parte di tutti. Un controllo ferreo su efficienza, efficacia  e trasparenza con cui impieghiamo i fondi del PNRR non è solo una questione di onestà, ma anche di responsabilità,  soprattutto nei confronti delle generazioni future”.  

“Per Assolombarda sono tre le direttrici sui cui capitalizzare l’investimento del Piano: la formazione, la digitalizzazione  e le infrastrutture. La formazione è una leva strategica per progredire verso la costruzione di una economia basata  sulla conoscenza, il principale strumento per un Paese per accrescere il proprio benessere. Dell’importanza degli ITS ho  già parlato. Qui vorrei sottolineare l’importanza del rapporto tra imprese e Università per formare i lavoratori del futuro.  Le nostre Università sono grandi poli di attrattività anche internazionale. Sono un patrimonio di eccellenza e lo hanno  dimostrato ancora una volta favorendo la co-progettazione dei corsi di laurea con le imprese, anticipando le indicazioni  del Piano”. 

“La vera sfida è culturale: dobbiamo fare nostra la logica per cui la conoscenza e l’apprendimento non terminano con  la scuola o con l’università, ma devono proseguire per tutta la vita”. 

“E sui giovani consentitemi un affondo. Lo stesso PNRR nasce per essere finanziato da un fondo che si chiama “Next  Generation EU”. Se non facciamo bene le cose oggi, i giovani dovranno pagare oltre al debito anche le conseguenze  del mancato sviluppo. Non possiamo denunciare la fuga dei giovani laureati all’estero senza porci la domanda di cosa  faremmo noi al posto loro di fronte a offerte di lavoro in Nord Europa con retribuzioni pari al doppio o al triplo di quelle  italiane. Per trattenere i nostri talenti e attrarne di nuovi, dobbiamo valorizzarli. Ed è qui che diventano cruciali la  riforma complessiva del sistema fiscale e la transizione digitale come leve per garantire il necessario aumento della  produttività”. 

“La seconda direttrice è appunto la digitalizzazione. Il PNRR – con i suoi 30 miliardi per la digitalizzazione, l’innovazione 

e la competitività del sistema produttivo - rappresenta finalmente l’occasione per rendere strutturale e integrato il  Piano Transizione 4.0. Occorre svincolarlo dalle singole leggi di bilancio”.  

“Terza e ultima direttrice: le infrastrutture. uno degli elementi più importanti che hanno fatto la fortuna di Milano nella  sua dimensione metropolitana è la sua collocazione geografica, il suo essere terra di mezzo. Qui un sistema moderno  ed efficiente di infrastrutture è un elemento cruciale di competitività. Il PNRR assegna complessivamente 62 miliardi a  interventi su infrastrutture, mobilità e logistica sostenibili. È un capitolo sul quale chiediamo che l’attenzione da parte  delle istituzioni locali sia massima e capace di non trascurare anche quelle opere che si trovano lontano dai nostri  territori. Come la nuova diga foranea del porto di Genova interessa a Milano. L’avanzamento della Torino-Lione e del  nuovo tunnel di base del Brennero interessano a Milano e così ci interessa che sia completata l’Alta Velocità fino a  Venezia dove incredibilmente non è ancora arrivata”. 

“Siamo a metà tra Alpi e Appennini e tra Europa Continentale e Mediterraneo. E proprio sul lato alpino, i nostri amici  svizzeri hanno investito 15 miliardi di euro per costruire la nuova galleria del San Gottardo e quella del Monte Ceneri,  segmenti preziosissimi del corridoio Reno-Alpi. Sul lato appenninico procedono finalmente con decisione i lavori per il  Terzo Valico dei Giovi, l’altro segmento prezioso di quello stesso corridoio. In mezzo c’è un “buco”, un pezzo mancante.  Quel buco siamo noi, Milano e la Lombardia, dove il segmento di linea che avrebbe già dovuto portarci veloci verso il  San Gottardo e quello che dovrà portarci veloci verso il Terzo Valico e Genova procedono da anni con una lentezza  estenuante". 

Se il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza offre delle opportunità, è dovere delle classi dirigenti coglierle. Alle  istituzioni, dico che noi come imprenditori ci siamo. Di certo non ci manca il coraggio del fare. E ora… Concretezza e Rigenerazione”.